Migliori hotel Brescia

Il centro storico di Brescia è sovrastato dal colle Cidneo sul quale è ben visibile il castello di Brescia, mentre il resto della città si espande su tutto il territorio circostante, racchiuso ad est e a nord dalla cinta di monti prealpini.

Le origini di Brescia risalgono al 1200 a.C. quando, ai piedi delle Alpi, i Liguri costruirono il primo insediamento, nei pressi del Colle Cidneo. Nel VII secolo a.C. si insediarono i Galli Cenomani, che fecero di Brescia la loro capitale. In seguito divenne colonia romana con il nome di Brixia, divenne un importante ducato del regno longobardo e fece parte della Repubblica di Venezia nella prima metà del XV secolo.
Da sempre Brescia è stata un luogo di incontro tra le popolazioni che hanno realizzato la storia d'Italia. Anche per questo l'UNESCO ha dichiarato come patrimonio mondiale dell'umanità, facente parte del sito "Longobardi in Italia: i luoghi del potere", sia l'area monumentale del foro romano sia il complesso monastico longobardo di San Salvatore-Santa Giulia, all'interno del quale si trova il Museo della città.

Monumenti di Brescia Patrimonio Mondiale dell'Umanità

Il 25 giugno 2011, la riunione del 35º Comitato per il Patrimonio dell'Umanità, tenutasi a Parigi, ha iscritto nella lista dei beni patrimonio mondiale dell'UNESCO, facenti parte del sito “Longobardi in Italia: i luoghi del potere”, i seguenti monumenti di Brescia:

  • L'area monumentale del Foro romano.
  • Il complesso monastico longobardo di San Salvatore-Santa Giulia.
  • Le Domus dell'OrtagliaIl cinquecentesco Palazzo Maggi Gambara.
  • La seicentesca Casa Pallaveri
  • Una porzione dell'antico decumano massimo (l'odierna Via dei Musei).

Piazza del Foro di Brescia è il più rilevante complesso di resti di edifici pubblici d'epoca romana di tutta l'Italia settentrionale, con le imponenti rovine del Capitolium e l'adiacente teatro romano. Più a sud, emergono i resti della basilica civile, i cui elementi architettonici di età flavia sono ancora ben visibili nelle facciate delle antiche case costruite sulle rovine stesse.

Il turismo a Brescia si sviluppa solitamente intorno a:
- Musei

  •     Museo di Santa Giulia
  •     Museo Diocesano di Brescia
  •     Museo del Risorgimento di Brescia
  •     Pinacoteca Tosio Martinengo
  •     Capitolium
  •     Museo delle Armi Luigi Marzoli
  •     Museo dell'industria e del lavoro
  •     Museo chitarristico degli strumenti musicali e della liuteria bresciana
  •     Museo della Mille Miglia
  •     Museo Nazionale della Fotografia di Brescia
  •     Museo di Fotografia Ken Damy
  •     Museo di Scienze Naturali
  •     Museo dei Beatles
  •     Museo D'Arte Moderna - Associazione Arte E Spiritualità

- il Duomo vecchio e il Duomo nuovo
- il Castello di Brescia,

inoltre diverse iniziative cittadine organizzate dalle varie associazioni presenti sul territorio, richiamano visitatori da fuori città.

La ricorrenza principale cittadina si svolge il 15 febbraio (il giorno dopo San Valentino, la festa degli innamorati), festa dei santi Faustino e Giovita, patroni di Brescia, giorno nella quale viene organizzata una grossa fiera lungo tutto il centro storico, che chiama in città circa 600 bancarelle e circa 200 000 visitatori ogni anno.
Eventi di dimensioni inferiori sono la storica Mille Miglia, corsa rievocativa a tappe, che ogni anno tra aprile e maggio richiama nel territorio cittadino un grandissimo numero di appassionati da tutto il mondo, tra piloti e semplici curiosi.

Brescia e la sua provincia rappresentano una terra ricca di sapori dalla gastronomia particolarissima: specialità della gastronomia del Medioevo e del Rinascimento tramandatisi quasi senza aggiornamenti e fatti propri, e negli ultimi decenni dalla ristorazione anche agrituristica, a rappresentare gli aspetti più raffinati del gusto tradizionale. Ecco alcuni piatti tipici:
- casoncelli bresciani, nella versione salata con ripieno di salsiccia e formaggio, o nella versione dolce con mandorle, uvetta e pere,
- la minestra mariconda
- il risotto alla pitocca
- schidionate di quaglie e piccioni per polenta
- volatili domestici (pollo, gallina, cappone) con saporiti ripieni
- piccione farcito alla bresciana
- la persicata.

In abbinamento con i grandi vini D.O.C. della Franciacorta di Lugana, del Garda Classico, di San Martino della Battaglia di Cellatica, di Botticino e di Capriano del Colle.

L'anima popolare della cucina bresciana offre però le sue prove migliori nei piatti di polenta, tipicamente quella taragna (in Valsabbia detta Tiragna) e di riso e nei semplici cibi in cui si avverte ancora il profumo dell'aia e del camino:
- polenta e saracca
- polenta con le cotiche
- polenta con il baccalà
- polenta con il sugo di maiale
- polenta con gli uccellini
- con i funghi
- con le verdure
- con il coniglio in sguazzetto.

E poi:
- riso alla campagnola con le verdure
- risotto con gli spinaci selvatici
- gli strangolapreti
- i bigoli con le sardelle
- la pastissada de caval (di origine veneta)
- le frittate rustiche di verdure o salumi.

Per non dimenticare gli altri grandi protagonisti della gastronomia bresciana i salumi e i formaggi. Il più noto fra tutti è il Bagoss, dal gusto robusto, ma non piccante con cui si designa il più diffuso prodotto della zona.

Curiosità

A Brescia sono presenti diverse tradizioni popolari legate a figure di santi e a sculture e luoghi particolari della città.

I Santi Faustino e Giovita difensori di Brescia
I Santi Faustino e Giovita sono diventati patroni di Brescia a seguito di un evento straordinario. Secondo la tradizione, il 13 dicembre 1438, durante un feroce assedio dei milanesi capitanati da Nicolò Piccinino, i due santi (martiri bresciani al tempo dell'imperatore Adriano: II secolo) apparvero sulle mura della città, nei pressi degli spalti del Roverotto (nella zona a sud-est del castello, dove ora sorge un cippo marmoreo) e respinsero le palle delle cannonate a mani nude, aiutando così i bresciani a sconfiggere gli assalitori che, impauriti dalla vista dei santi, abbandonarono la città.

Santa Lucia portatrice di doni
A Brescia, come in altre città dell'Italia settentrionale, i doni natalizi sono portati da Santa Lucia la notte tra il 12 e il 13 dicembre. Tradizionalmente, i bambini scrivono una lettera alla santa, elencando i regali che vorrebbero ricevere e dichiarando di meritarseli, essendo stati bravi e obbedienti durante l'anno. Per ringraziarla è uso lasciare del cibo per lei e per il suo asinello che trasporta i doni. Il mattino seguente, al loro risveglio, i bambini troveranno i doni richiesti accompagnati o da caramelle e dolciumi di vario tipo, se si saranno comportati bene, oppure da carbone, se si saranno comportati male.

Leggenda di Forca di Cane
Via Cremona viene anche ricordata con l'antico nome di " Forca di Cane ", per ricordare un episodio risalente al Medioevo e riguardante un indegno prete con tre suoi complici. Durante le lotte tra i valvassori e i seguaci del vescovo Arimanno, approfittando della confusione di quei tempi, un prete indegno, con l'aiuto di tre accoliti desiderosi di facili guadagni, aveva fondato un movimento pseudo-religioso. Sotto questa parvenza di cristianità, si nascondeva in realtà una setta avente l'unico scopo d'irretire facili prede, a cui venivano offerte riunioni notturne, orge e baldorie. Questa organizzazione ebbe fortuna per ben cinque anni, ma un giorno duecento adepti furono arrestati e impiccati, mentre il prete e i tre accoliti vennero attanagliati e arsi vivi.

La Madonna delle Brine
Nella Chiesa di Santa Maria del Carmine è conservata un'antica icona, portata a Brescia dalla Terra Santa nel 1437 dal Vicario generale dell'ordine dei Carmelitani Fra Cristoforo Martinoni o Martignoni, detta della Madonna delle Brine. È chiamata in questo modo perché in passato si riteneva che, esponendola per tre giorni l'anno compresi tra fine aprile e inizio maggio, i raccolti sarebbero stati protetti dalle gelate (brine) tardive e da altre intemperie.

Le statue parlanti
Le statue parlanti di Brescia sono una serie di statue su cui, fino alla fine del XIX secolo, i bresciani affiggevano messaggi anonimi, contenenti per lo più critiche contro i governanti.
Queste statue sono:
1) la Lodoiga: è una statua scolpita da Giovanni Battista Bonometti o Cesare Federico da Bagno o altri nella seconda metà del Cinquecento. Di origine molto controversa e storia altrettanto dibattuta, era posta originariamente davanti all'ultimo pilone sinistro della facciata del Palazzo della Loggia fino al 1877, quando fu rimossa e portata in nuova sede. Dopo varie vicissitudini e trasferimenti, nel novembre del 2011 è stata definitivamente ricollocata sotto il porticato della Loggia. Questo portico, per sua natura cardine fra l'interno e l'esterno, fra le cariche pubbliche e il popolo, rappresentò il luogo dove maggiormente si esplicavano i rapporti fra i due[41], e trovò la sua voce nella Lodoiga, che fu assunta come statua parlante della città, cui i bresciani erano abituati ad affiggere poesie e prose satiriche o scherzose. Accanto alla statua, poi, era posta la "pietra del bando", dove salivano i banditori o gli oratori per parlare alla folla. Non sempre era possibile commentare ad alta voce i bandi o il comportamento degli amministratori: interveniva quindi la Lodoiga attraverso biglietti e fogli incollati anonimamente sul pilone adiacente o sul muro interno.
2) i "Macc dèle ure" ("matti delle ore" in dialetto bresciano): popolarmente chiamati Tone e Batista, sono due figure meccaniche poste in cima alla Torre dell'Orologio di piazza della Loggia, che battono la campana allo scoccar delle ore. Tradizionalmente sono sempre stati considerati come patteggianti il governo cittadino, tant'è che, verso la fine del Settecento, divennero protagonisti di una serie di pubblicazioni riguardanti "dibattiti" fra queste due statue e la Lodoiga, sempre invece dalla parte del popolo.
3) il Mostasù dèle Cosére (letteralmente "faccione delle Cossere" in dialetto bresciano): è un antico rilievo situato nel centro storico di Brescia, murato all'angolo tra corso Goffredo Mameli e contrada delle Cossere, dalla quale trae il nome. Nel corso dei secoli, similmente alla Lodoiga, il mostasù diventa una statua parlante, raccogliendo malumori, proteste e lagnanze dei cittadini verso i governatori. La sua localizzazione, al centro del quartiere popolare e affacciato su una delle sue principali vie, contribuisce a fissare il mostasù nell'immaginario popolare.

Il bue d'oro
In corrispondenza dell'angolo tra Via Trieste e Via Agostino Gallo esiste una statua lignea, ricoperta da una pittura dorata, raffigurante un bue. Secondo la tradizione popolare, questa statua starebbe a indicare il luogo in cui sarebbe sepolto un bue d'oro zecchino venerato dagli antichi abitanti di Brescia, che lo avrebbero nascosto in quel punto per evitare che, durante le invasioni barbariche, fosse distrutto.

La tomba del cane
La tomba Bonomini, nota dai bresciani come tomba del cane, è un tempietto neogotico a pianta quadrata situato sui colli Ronchi, immediatamente a nord-est del centro storico cittadino, lungo via Panoramica, al primo tornante dopo l'imbocco da via Filippo Turati. Costruita nel 1860 su progetto di Rodolfo Vantini per ospitare le spoglie di Angelo Bonomini e del socio Giuseppe Simoni, benefattori degli Spedali Civili di Brescia, alla fine non accolse mai le due salme a causa di nuove ordinanze comunali riguardanti le norme sul seppellimento, che lo vincolavano ai cimiteri pubblici. La tradizione popolare vuole quindi che vi sia stato deposto solo un cane, da cui la denominazione abituale.